ANSIA COME TRATTO DI PERSONALITA’
L’ansia non si manifesta solo in stati transitori innescati da stimoli (es. fobie) o da condizioni particolari; l'ansia può rappresentare per un individuo anche un modo costante di essere e di rapportarsi alla realtà.
Diversi studi hanno dimostrato che esiste una certa continuità dei disturbi d’ansia dall’infanzia all’adolescenza, all’età adulta.
Se ad esempio un bambino presenta ansia di separazione o persino attacchi di panico, è molto probabile che la sintomatologia evolverà in un disturbo d’ansia in età adulta (disturbo di panico, fobie, ansia da separazione)
La comorbilità frequentemente osservata con altre manifestazioni patologiche pone la questione della trasformazione dell'emosione "ansia" in una patologia diversa, come disturbi depressivi, disturbi del sonno, dell’alimentazione, ipocondria ecc.
Molti autori fanno una distinzione tra due forme di ansia:
- ANSIA DI STATO: che rappresenta l’esperienza ansiosa di un arco di tempo limitati, in reazione a circostanze/stimoli contingenti
- ANSIA DI TRATTO: che rappresenta la tendenza costante ad affrontare ogni situazione di vita con ansia eccessiva
Nel secondo caso l’ansia costituisce quello che viene definito un tratto di personalità e somiglia molto ad una versione attenuata di quella che nel DSM viene definita Ansia Generalizzata.
Tratti di personalità: modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali.
Quando tali tratti diventano rigidi e non adattativi e causano una significativa compromissione del funzionamento sociale o lavorativo, oppure una sofferenza soggettiva, costituiscono un disturbo di personalità.
Dunque l’ansia, intesa come tratto di personalità, può essere una modalità relazionale peculiare dell’individuo, non patologica, che va a caratterizzare la sua personalità, esattamente come altri tratti non patologici (ad esempio estroversione-introversione).
Il fatto che un individuo sia ansioso in modo non patologico (nel senso che il funzionamento sociale, lavorativo ecc. non sono compromessi e nel complesso l'individuo è ben adattato al suo ambiente) non vuol dire che egli sia contento del suo modo di essere e che non voglia cambiare alcuni aspetti di sé.
L’obiettivo in questo caso è raggiungere un maggiore benessere psicologico, con l’ottica cioè del “miglioramento” della propria condizione e non della “guarigione”.
Il problema fondamentale che per anni ha allontanato dall’ambito della psicologia le persone interessate ad una maggiore conoscenza di sé finalizzata al cambiamento, è il fatto di considerarla esclusivamente affine all’area di intervento medico-psichiatrica, con l’effetto di una "medicalizzazione" della psicologia.
In realtà gli ambiti d'intervento della psicologia sono tanti ed alcuni specifici per competenze: l’area della prevenzione, dell’attivazione delle risorse psicologiche e della promozione del benessere.
Questi ambiti tra l’altro sono pienamente in linea con la definizione di Salute data dall’OMS nel 1948: “Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto assenza di malattia”.